REGIONE CAMPANIA

ENTROTERRA

Siamo nell’entroterra campano, circondato da meraviglie naturalistiche, nel cuore del Sannio. Qui ci sono alcune bellezze che non potete perdere se deciderete di fare di Benevento una delle vostre mete. A partire dal centro storico della città, vero e proprio museo a cielo aperto con il suo Arco di Traiano, il Teatro Romano, la chiesa di Santa Sofia -Patrimonio Mondiale dell’UNESCO -, alle aree verdi circostanti come le oasi naturalistiche oppure le campagne con i suoi vigneti, che rendono il beneventano leader nel comparto vitivinicolo della Campania.

LA STORIA

PERIODO ROMANO

Durante tutto il periodo romano la città divenne fra le più floride dal momento che rappresentò uno snodo importantissimo per le principali tratte commerciali e strade. Nel 369 d.C. venne quasi completamente distrutta da un violento terremoto, episodio che segnò un repentino declino per Benevento. Prima subì le invasioni dei barbari che avevano iniziato a devastare e saccheggiare l’impero, poi, nel 571 d.C., passò nelle mani dei Longobardi.

MISTICISMO E CREDENZE

LE STREGHE DI BENEVENTO

I longobardi, inizialmente avversi al Cattolicesimo, seguaci dell’eresia ariana e legati ancora al culto pagano di Wothan, pervennero alla conversione avvenuta nel 663 ad opera del vescovo Barbato, famoso anche per aver ordinato l’abbattimento del principale simbolo dell’eresia e del paganesimo, quell’albero di noce intorno al quale si svolgevano i riti.

Nacquero per alcuni così le “Streghe di Benevento” risalenti al tempo del culto di Wothan, padre degli dei, e fu alimentata con lo svolgimento di una cerimonia di guerra intorno ad un albero sacro.. Dopo la conversione, la leggenda sostituì ai guerrieri donne malefiche che, danzando freneticamente intorno all’albero, mettevano in pratica banchetti e riti orgiastici cui partecipava il diavolo, in sembianze di caprone.
In realtà il mito è molto più antico, ancora sopravvissuto in epoca romana, perchè in zona sannitica c’era il culto di Diana Caria, culto assolutamente proibito ai maschi, in cui le sacerdotesse, le Cariatidi, le sostenitrici del tempio, da cui le immagini scultorie, danzavano nelle notti di Luna Piena intorno al noce sacro.

La luna era Diana e la noce, come frutto, era l’immagine del labirinto dell’anima, in realtà molto simile a un cervello umano, chiusa nell’oscurità del guscio ligneo. Per giungere al cuore del frutto occorreva spezzare il guscio ligneo. Le sacerdotesse che praticavano la prostituzione sacra, la ierodulia, si immergevano annualmente nel fiume Sabus, da cui il termine Sabba dato alle riunioni stregoniche e l’idea della licenziosità del culto.